Comunicato PHM Italia in solidarietà ai migranti in transito e alla rete No Borders

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Come People’s Health Movement Italia, rete di attivist* per la salute, esprimiamo piena solidarietà e sostegno politico ai/alle migranti in transito bloccati alla frontiera italo-francese e agli/alle attivist* della rete internazionale No Borders, soprattutto in merito ai gravi avvenimenti che si stanno verificando in queste ore nel territorio di Ventimiglia.
La visita del ministro dell’Interno Alfano, avvenuta poco più di tre settimane fa, ha contribuito ad inasprire una situazione già intollerabile portando alla chiusura del centro istituito dalla Croce Rossa vicino alla stazione, all’aumento dei controlli di polizia ed alla creazione di una tendopoli situata sotto il ponte della superstrada che corre lungo il fiume Roia. Tendopoli che due giorni fa i/le transitanti sono stati costretti ad abbandonare in seguito all’ordinanza di sgombero emessa dal Sindaco Ioculano adducendo motivazioni di carattere igienico-sanitario senza fornire soluzioni alternative se non l’allontanamento forzato dal confine.
Da allora sono partite le operazioni di rastrellamento e di deportazione dei/delle migranti senza documenti alle quali stiamo assistendo in queste ore, una vera e propria caccia all’uomo per le vie della città militarizzata che rimanda a scenari di un passato inquietante. Unitamente a questo sono stati consegnati numerosi fogli di via ad alcun* attivist* italian* limitando la libertà di movimento non più solo in base alla cittadinanza ma anche in base all’orientamento politico, criminalizzando la solidarietà e facendo passare la lotta dei/delle transitanti come subordinata all’azione di alcun* militanti, svuotandola della sua forza intrinseca, che ha origine nella naturale e spontanea volontà dei/delle migranti di veder riconosciuti i propri diritti.
Come medici e attivist* del PHM riteniamo che la libertà di movimento sia una condizione imprescindibile per l’autodeterminazione e la piena realizzazione del diritto alla salute. Pertanto ci opponiamo con forza alla violazione sistematica di questo diritto nonché alla strumentalizzazione di questioni igienico-sanitarie, usate da parte delle istituzioni e dei media per dipingere un quadro di “pericolosità” per la salute pubblica, in un’ottica che consideriamo fintoumanitaria ma che in realtà occulta come siano le stesse istituzioni a creare tali condizioni con politiche inadeguate.
Che le condizioni igienico-sanitarie di una tendopoli autogestita, posta sotto un ponte di superstrada sulle rive di un fiume tra ciottoli e canneti, siano condizioni precarie difficilmente lo si può negare, esattamente come le azioni repressive e violente che si stanno perpetrando in queste ore non sembrano in nessun modo essere coerenti con la risoluzione degli eventuali problemi sanitari posti in evidenza, essendo piuttosto la conseguenza inevitabile di scelte politiche delle istituzioni italiane ed europee. La retorica igienico-sanitaria ci sembra allora più che altro un “buon” pretesto per legittimare politiche razziste e repressive. Contro queste scelte politiche e contro ogni frontiera ci schieriamo apertamente in sostegno della libertà di movimento e del diritto alla salute per tutt*.
Invitiamo tutti* i/le solidali, come singoli o come collettivi, a sottoscrivere (progettophm@inventati.org) ma sopratutto a diffondere.

Per aggiornamenti:

https://noborders20miglia.noblogs.org/

https://www.facebook.com/Presidio-Permanente-No-Borders-Ventimiglia-782827925168723/? fref=ts

In sostegno a Mondeggi Bene Comune

Date:
7 Dec 2015

Mondeggi è un’esperienza nata a partire da persone che credono che la terra non sia di chi la compra ma di chi la vive e la coltiva.

Da giugno 2014 una rete di produttori, contadini, studenti e semplici cittadini hanno iniziato a difendere il territorio di Mondeggi dalla vendita a privati.

La difesa e la custodia dei territori di Mondeggi hanno portato alla nascita di una nuova comunità aperta dove i principi cardine sono quelli di autodeterminazione alimentare, agricoltura contadina e ricostruzione del tessuto sociale circostante grazie a un costante scambio di esperienze, conoscenze e nuove tecniche tra chi “vive” il territorio. Questo ha permesso una partecipazione attiva di chi attraversa la comunità, all’interno della quale ogni partecipante attraversa l’esperienza seguendo le sue possibilità, i suoi desideri al di fuori di una logica di obblighi e doveri; a Mondeggi le pratiche centrali sono scambio di saperi, costruzione, custodia e condivisone della terra e del territorio al di fuori delle logiche neoliberiste che governano la nostra quotidianità.

Come People’s Healt Movement, in Italia rappresentato da un Gruppo Permanentemente Aperto composto da attivisti per la salute abbiamo avuto modo di conoscere la comunità di Mondeggi per apprendere e intrecciare conoscenze e pratiche in un ottica di uno scambio e riflessione su cosa sia la salute in una comunità, su come questa si costruisca basandosi su un altro tipo di sapere e apprendimento che esulano dal sapere medico iperspecialistico, appannaggio principalmente della classe medica.

Da una nostra intervista fatta a ragazze e ragazzi di Mondeggi, tra le altre cose, è emerso che: “[…] benessere, però in comunità, cioè è un modo per dare…si ragiona comunque ad avere degli sviluppi buoni nelle cose, a darsi dei sostegni reciproci tra le persone, quindi ci sono anche tanti litigi ma sono fatti di maturazione delle idee. [cit.]

Noi riteniamo che questo “benessere” legato alla riappropriazione della terra, alla sovranità alimentare, all’occupazione abitativa come modo per costruire relazioni in un determinato territorio, bisogni legittimi ma non legali, che al giorno d’oggi bisogna ricercare al di fuori delle “logiche del sistema”, siano salutari.

Per questi motivi e per molto altro come lo scambio di saperi basati sulla cultura contadina, le pratiche di inclusione, di custodia della Terra concepita come bene comune per la comuntà, Mondeggi è un esempio concreto di produzione di saperi e pratiche volte alla promozione attiva di salute nella comunità. In seguito ai recenti attacchi della CIA e delle istituzioni, esprimiamo solidarietà e sosteniamo il progetto Mondeggi Bene Comune Fattoria Senza Padroni perché anche la terra libera da padroni è SALUTE!

Il Teatro Valle Bene Comune è salutare! Un’esperienza sociale sperimentale di promozione della salute e del benessere di una comunità.

Comunicato del 10 Agosto 2014

Il Teatro Valle Occupato è un corpo utopico collettivo. Lotta per la diffusione del pensiero critico, il reddito di cittadinanza, il diritto alla vita degna e l’accesso ai saperi per tutti.

Il 14 giugno 2011 lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, artisti, tecnici, autori, operatori hanno occupato il Teatro Valle per protestare contro i tagli alla cultura e impedire la privatizzazione del teatro. Da subito il teatro riaperto si è trasformato in agorà, una piazza sociale e un laboratorio politico per la cittadinanza attiva. In Europa è simbolo della rinascita culturale del nostro paese.

Il Teatro Valle Occupato sogna, inventa, sperimenta. Crea spazio per nuove relazioni, nuovi linguaggi, nuovi immaginari. Vive, respira, fa errori. 24 ore al giorno, tutti i giorni.

Il principio ispiratore è l’autogoverno: un teatro ideato da chi la cultura la produce e la ama. Teatro, cinema, danza contemporanea, drammaturgie, scritture sceniche, arte visive: un modello per trasformare il sistema culturale italiano.

Il Teatro Valle Occupato mette in pratica economie alternative basate sulla cooperazione, l’equità e l’auto-organizzazione del lavoro.

Il Teatro Valle Occupato pensa e agisce dentro le politiche dei beni comuni. Lo strumento giuridico che è stato scelto è quello della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, primo esperimento in Italia, il cui Statuto è stato scritto attraverso un processo aperto e costituente, emendato online e in assemblee pubbliche. La Fondazione Teatro Valle Bene Comune, riconosciuta dal Notaio, più di 5500 soci fondatori e un capitale sociale raccolto attraverso l’azionariato diffuso.

A febbraio 2014 il Prefetto di Roma ha negato il riconoscimento. Il sindaco Marino a giugno ha accennato a un possibile sgombero come “soluzione finale”.

La rivolta culturale non si ferma!

Con queste parole i promotori di questi tre anni d’esperienza stra-ordinaria si raccontano all’inizio del loro blog su Il Fatto Quotidiano, blog aperto in questi giorni in cui, per volere esterno, si decide/rà il destino di tutta questa esperienza.

Come Medici Senza Camice, gruppo di attivisti della salute, scegliamo di sostenere e affiancare la lotta e le istanze della Fondazione Teatro Valle Bene Comune in quanto crediamo fermamente che questo processo dal basso iniziato tre anni fa sia, fra le altre cose, un esempio concreto di sperimentazione della promozione della salute di una comunità, creandone e coltivandone di fatto il benessere.

Oltre al valore artistico e culturale in sè, l’innesco di partecipazione messo in atto al Valle in questi anni ha valore anche per l’innovazione sull’utilizzo degli spazi, sui percorsi formativi, sulle modalità delle politiche culturali scelte, partecipate e pubbliche. Il valore di tutto questo è stato riconosciuto da molti in Italia come all’estero. 1

In questo comunicato proviamo a guardare all’esperienza di questi anni del Valle come ad un’esperienza sociale di promozione e tutela della salute, vorremmo infatti ampliare la narrazione di questo processo valorizzandone anche questa funzione, sinora taciuta: questo Valle è stato – ed è tantissimo in questi giorni – una palestra collettiva di empowerment di cittadinanza e comunità.

Il Valle con le sue pratiche ha scelto di riformulare i rapporti relazionali tra un’espressione immateriale della vitalità umana come l’arte, la cultura e la cittadinanza, riabitando in una modalità altra un luogo storico, pubblico e prezioso come il Teatro Valle. L’occupazione ha innescanto un vortice di partecipazione popolare sostanziale in cui i processi si co-costruiscono, riempiendosi di significati dinamici, di identità multiple che coesistono e si reinventano sulla base dei bisogni di chi vi partecipa.

I tre anni gestiti come Teatro Valle Bene Comune a ben guardare incarnano i principi strategici dei processi che promuovono la salute in accordo con la WHO – Carta di Ottawa 1986. Leggiamo l’esperienza del Valle riconoscendogli di aver realizzato e reso vive queste parole scritte nella Carta:

“La salute è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche. Quindi la promozione della salute non è una responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma va al di là degli stili di vita e punta al benessere. Le nostre società sono complesse e interdipendenti, e non è possibile separare la salute dagli altri obiettivi. Gli inestricabili legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio-ecologico alla salute. Il principio guida globale per il mondo, e allo stesso modo per le nazioni, le regioni e le comunità, è la necessità di incoraggiare il sostegno e la tutela reciproci: prendersi cura gli uni degli altri, delle nostre comunità [..] I cambiamenti dei modelli di vita, di lavoro e del tempo libero hanno un importante impatto sulla salute. Il lavoro e il tempo libero dovrebbero esser una fonte di salute per le persone. Il modo in cui la società organizza il lavoro dovrebbe contribuire a creare una società sana. La promozione della salute genera condizioni di vita e di lavoro che sono sicure, stimolanti, soddisfacenti e piacevoli. E’ essenziale che venga svolta una sistematica valutazione dell’impatto che può avere sulla salute un ambiente in rapida trasformazione, con particolare riguardo alla tecnologia, al lavoro, alla produzione di energia e all’urbanizzazione: tale valutazione deve essere seguita da azioni che garantiscano benefici alla salute delle persone. […] La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società in cui uno vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi membri di raggiungere questa idea della salute.”2

Il Valle in questi tre anni ha fatto (anche) questo in maniera alta, creando una comunità sempre più grande e importante, con molteplici reti sociali, non è stato cioè un processo chiuso in sé stesso, ma un luogo innovativo ed identificativo per la città, abitabile, sempre aperto, attraversato da migliaia di persone, partecipato.

Il Valle ha scelto di mettere in atto pratiche politiche ed economiche alternative ai modelli gestionali ubiquitari non solo dei teatri: pratiche non verticali, non gerarchiche, fuori dalle logiche di profitto che dominano la nostra società – vincendo di fatto questa scommessa artistica politica sociale culturale. Nella stessa logica ha praticato una condivisione dei saperi ed una formazione aperta e permanente.3

Tutte pratiche che in definitiva sottendono un’idea di società, meno diseguale, in cui le persone e la collettività contano… con un ampio spazio di libertà ed autodeterminazione.

“…Questo è il senso di quello striscione che campeggia ora davanti al teatro, ora in platea, ora in galleria, dal giugno del 2011, ‘Com’è triste la prudenza’. La frase è del drammaturgo Rafael Spregelburd, e la sfida era simile: una battaglia di una nuova classe – quella degli artisti, dei lavoratori della cultura – nel trasformare un desiderio artistico in un modo diverso di vedere il mondo. La sensibilità di una narrazione del contemporaneo che si lancia a immaginare nuovi modelli gestionali… Si tratta di capire non cosa accadrà al Valle, ma cosa accadrà a noi”.4

Per questo il Valle è anche salutare!

Per tutte queste ragioni sosteniamo la Fondazione Teatro Valle Bene Comune e chiediamo che questa esperienza continui!

 

Medici Senza Camice – Roma

     Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale – Università di Bologna

     Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria – Università di Perugia

     People’s Health Movement – Italy5

 

 


 

1 La Euro­pean Cul­tu­ral Foun­da­tion, tra gli altri, ha asse­gnato al Teatro Valle il pre­sti­gioso pre­mio Prin­cess Mar­griet Award 2014, men­tre il Zen­trum fur Kunst und Medien­technologie (ZKM) di Kar­lsruhe ha dedi­cato a que­sta espe­rienza uno spa­zio in una recente mostra inter­na­zio­nale dedi­cata ai movi­menti sociali nel mondo.

2 http://www.who.int/healthpromotion/conferences/previous/ottawa/en/

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/sanita/Pdf/CartaOttawa.pdf

https://www.youtube.com/watch?v=35ZGgFr045s&list=UU7s_4rIy53JqQOsHuZk6cGg

http://www.minimaetmoralia.it/wp/e-finito-il-valle/

http://www.saluteinternazionale.info/2014/07/formazione-e-attivismo-in-salute-lesperienza-dellinternational-peoples-health-university/

 

Solidarietà ai migranti, chiusura immediata di tutti i CIE

Comunicato del 28 Dicembre 2013

In questi giorni stiamo assistendo alla protesta esasperata di un gruppo di migranti all’interno di un Centro d’identificazione ed espulsione di Roma. L’ennesima protesta dei migranti, costretta ad assumere forme estreme di autolesionismo, unica modalità per richiamare l’attenzione e costringere le autorità, tramite la pressione mediatica, all’ascolto.

Le bocche cucite gridano le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i migranti in Italia, nelle diverse fasi della loro permanenza nel nostro Paese, sia istituzionalizzate, dai centri di accoglienza ai CIE, sia non istituzionalizzate, quali le soluzioni abitative improvvisate e fatiscenti. Le bocche cucite gridano il diritto a essere considerati esseri umani, qualunque sia il motivo del viaggio che faticosamente e a rischio della vita porta a cambiare continente.

I Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) rappresentano un limbo istituzionale, dove si verificano quotidianamente violazioni dei più elementari diritti umani e sono una vergogna non più tollerabile.
Invitiamo a far riferimento in tal senso al rapporto Arcipelago CIE  redatto dall’Associazione “Medici per i Diritti Umani”, che evidenzia come “situazioni inumane e degradanti all’interno di queste strutture non siano episodi sporadici, comunque inaccettabili, ma pratiche e condizioni oggettive frequenti e perduranti”.

Le bocche cucite gridano tutto ciò in silenzio. Riteniamo che sia arrivato il momento di ascoltare.
Facciamo appello all’iniziativa di cittadini e organizzazioni perché si sostenga con solidarietà questa protesta straziante, e a tutte le istituzioni politiche e giuridiche chiedendo la chiusura immediata di tutti i CIE e una profonda ridefinizione delle norme sull’immigrazione in Italia, rifondando le politiche migratorie del nostro Paese verso il rispetto dei diritti umani e dell’accoglienza.
Chiediamo altresì che le donne e gli uomini attualmente reclusi nei CIE non vengano espulsi ma liberati e che sia loro consentito di vivere nel nostro Paese in condizioni di dignità e libertà.

Organizations- Groups – Associations joining the call:
People’s Health Movement Europe, Medici Senza Camice (Roma), Centro di Salute Internazionale (Bologna), Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale, Associazione Cittadini del Mondo (Roma), Laboratorio Itinerante della Decrescita (Roma), Ciclofficina Gazometro (Roma), Aps Garibaldi 101 (Napoli), Link – Coordinamento Universitario, Gruppo AUGH – Autoformazione in Global Health (Perugia), Segretariato Italiano Studenti in Medicina in Medicina

Chiunque voglia unirsi all’appello scriva a medicisenzacamice@gmail.com